E l'era el fiol d'un conte
volèa prender moièr,
volèa sposar l'inglesa
la filia d'un cavalier.
Stasera el ghe domanda
stanote la vol sposar,
doman matina bonora
in Francia la vol portar.
E cento mija distansa
l'inglesa mai parlò,
me fecero altri cento
l'inglesa sospirò.
Perché sospiri l'iglesa
perché sospiri tu,
sospiro a la mia mama
che più non la rivedrò.
Rimira quel castelo
se lo saprai mirar,
che cento e due ragasse
là dentro mi gò portà.
Il cuore ghe l'ò tolto
l'onor ghe l'ò robà,
lo stesso faremo l'inglesa
di te quando sarai là.
Lustrissimo sior conte
'na grassia vorìa da lu,
m'impresta la sua spada
che tiene a fianco a lu.
Cossa ne feto inglesa
de la mia spada tu,
vòlio taliare una frasca
e far ombra al mio caval.
Apena fu imprestata
nel cuore ghe la getò,
e apena fu ei sta morto
voltò indietro il caval.
Infame di un traditore
volevi uccider me
e invece con la sua spada
io ò uciso te.
Informatore: Drezza Elda (Illasi, 1931)
Il Canto narrativo.
Alcuni canti, detti narrativi, raccontano storie con i caratteri propri
della BALLATA ("Teresina e Paolineto", "Due fedeli amanti"),
a volte destinata al ballo ("Balè cantè butèle"); la melodia
di tipo solistico rivela la loro origine cantastoriale. Alcune ballate
si sono diffuse in centinaia di LEZIONI dalla Catalogna all'Ungheria,
dall'Italia alla Scozia, come "L'inglesa" e "La
pastorella" della sfruttatissima tematica: il cavaliere e la
pastorella. Attraverso la ballata, fino al secolo scorso, si veniva a
conoscenza anche degli avvenimenti drammatici, come "L'inondassion"
Dal libro "Il Canzoniere del Progno" edizione Cierre 1997
(affresco di Andrea Porta - Villa Pompei Illasi VR) |